(Låt den rätte komma in) - Svezia - Horror - 114'
di Tomas Alfredson
"Ho dodici anni. Ma ne ho dodici da molto tempo."
In un quartiere alla periferia di Stoccolma si consuma la storia d'amore e di sangue di Oskar, dodici anni, ed Eli, una vampira apparentemente della stessa età.
In anticipo di un giorno dall'anteprima italiana al festival di Torino recensiamo questa produzione svedese che sta facendo parlare di sè tanto che, non ancora distribuito, già si preannuncia un remake
made in USA. Noi ubicati a circa ventiquattro ore di automobile dal capoluogo piemontese li battiamo sul tempo ma non, purtroppo, sulla grandezza dello schermo.
Chiariamo subito un concetto: le voci sono fondate, questo film è magnifico.
Prima di scrivere una recensione è automatico soppesare lati positivi e negativi per raggiungere un giudizio complessivo. A volte capita però che ciò che hai appena visto ti ha appagato e soddisfatto, stupito soprattutto, a tal punto che non hai nessuna intenzione di andare a cercare le imperfezioni, semmai anche provandoci riuscissi a trovarle.
Lasciami entrare è proprio uno di questi casi.
Alfredson confeziona un film imperneato sull'implicito, sul non visto, sul fuori campo, lasciando all'immaginazione dello spettatore il compito di ricostruire i vuoti visivi e narrativi. Se per qualcuno potrebbe essere un grosso limite, qui ne abbiamo una delle massime espressioni e la scena finale in piscina ne è l'apoteosi.

Avete presente la piccola Claudia di Intervista col vampiro? Bene, scordàtela. Abbiamo a che fare con un personaggio molto più complesso ed intrigante. La figura poetica e letale di Eli è dotata di una ambiguità che si va pian piano delineando, sequenza dopo sequenza, inesorabile, come la bocca di una bambina macchiata del sangue delle sue vittime, rendendoci consci e partecipi dell'ineludibilità del male, un male in questo caso naturale, forse inconsapevole, ma mortale sia per il corpo di chi lo nutre che per l'anima di chi lo abbraccia. Oskar probabilmente non ne è cosciente, ma la scelta di amare una vampira influirà sul suo destino in maniera tristemente distruttiva. Nessuno tuttavia commette errori, ognuno risponde alla sua natura e ne sconta le relative conseguenze.
Il perché del titolo risiede nel divieto, che ogni vampirologo che si rispetti conosce bene, di entrare in una casa senza essere stati espressamente invitati. Nel film è anche presente un retroscena riguardante Eli, raccontato, già come altri elementi, in modo non esplicito ma lasciandolo intendere ampiamente, che rende il personaggio, e la storia in sè, ancora più particolare.
Una curiosità è che Eli è interpretata da due attrici, una bambina ed un'adulta che appare per brevi sequenze. Gli attori da applausi tutti, nonostante la giovane età, e lo stesso vale per il regista che dimostra una sapienza da veterano benché sia solo al suo secondo lavoro al cinema. Effetti speciali e make-up efficaci ed usati con oculata parsimonia. La fotografia (ah la fotografia!) è contrasto, è sangue caldo sulla neve gelida, è colore su un perenne sfondo bianco, è la vita che sopravvive alla morte circostante.
Facciamoci una domanda: è possibile fare oggi un film sui vampiri, dopo la quantità di pellicole realizzate a riguardo nei decenni, lasciare intatti i tratti tipici di questo personaggio ed ottenere un prodotto innovativo, ispirato, coinvolgente, affascinante? La risposta si trova in questo film.
nove
Al cinema dal 9 Gennaio 2009
Sottotitoli:
credo di fare una cosa gradita a chi non ha dimestichezza con l'inglese, e non solo, fornendo i sottotitoli in italiano. Dato che pur cercandoli non sono riuscito a trovarli ho idea che fino adesso non esistessero. Devo ammettere che è stato un lavoraccio, ma penso che questo film se lo meriti.
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