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I nuovi pazzi convincono la critica

giovedì 29 aprile 2010

Ovvero il ramake di The Crazies di Romero, da noi conosciuto come La città verrà distrutta all'alba già nel 1973 e riproposto quarant'anni dopo con lo stesso simpatico titolo. L'originale l'ho intravisto qualche tempo fa, non mi piacque, e spensi. Era anche il '73, cinque anni prima di Dawn of the dead, e forse allora la potenza immaginifica non riusciva a superare il fatto che sembrasse la produzione di una domenica pomeriggio con gli amici. Comunque non stiamo parlando di quel film, ma di questo. Siamo nel 2010, i tempi cambiano, ma noi non ci stancheremo mai di rivedere i sempreverdi clichè di genere. Un uomo, una donna, e i poveri personaggi di contorno tutti tristemente destinati a morire nei modi più fantasiosi e truculenti. Ad ogni cambio di ambientazione c'è preciso come un orologio svizzero un nemico da sconfiggere per sopravvivere, come un bel videogame, con tanto di boss finale all'ultima scena - livello. Ma il vero protagonista è una figura retorica del cinema che sicuramente avrà un nome ufficiale, che non conosco, che io chiamo amichevolmente "salvataggio di chiappe fuori campo". E' questa: c'è il buono a terra, il cattivone gli sta di sopra pronto a sferrare il colpo mortale. E' praticamente con due piedi nella fossa quando - BANG - colpo da dietro esploso in extremis da uno degli altri buoni, uno a caso che era uscito di scena qualche minuto prima (fa più effetto se ritenuto morto). Nel nuovo The Crazies questo simpatico siparietto potrete apprezzarlo almeno tre volte, e crepi l'avarizia! Un'altra scena da manuale che troverete in questo splendido film è quando dopo tutta una serie di brutali ed efferati omicidi, al momento che si tratta dell'eroina no, i matti di turno decidono che non sarebbe carino privarla della vita, quindi scelgono di legarla e imbavagliarla. Se vi chiedete da dove siano sbucati venti metri di corda, la sedia e il nastro isolante, si vede che non avete capito una mazza di quello che ho detto finora. Infine una postilla di apprezzamento per i personaggi, piatti come le tette di una culturista, stereotipati fino al limite sostenibile (una piccola ma mediocre eccezione la fa il vicesceriffo) rafforzerà in voi il convincimento di come questo film possa soddisfare le vostre aspettative, a patto di non averne. Ah, quasi dimenticavo il finale aperto, ovviamente. Unica nota stonata, la citazione colta con l'uscita di scena dei due mano nella mano verso l'orizzonte, stile Tempi Moderni. Ma forse, spero, è stata solo un'impressione mia. Considerando che i ramake dei cult di solito vengono sottostimati dall'elite per pura puzza sotto al naso, le generalizzate voci di apprezzamento che si odono un po' da tutti, anche da gente che stimo, non fanno che confermare quanto questo film sia bello. Bello. Bello. Bello. Perchè si sa che nel paese dei matti la gente cammina a testa in giù, la Carfagna è il politico più votato d'Italia, e una ciofega di film come questo prende il 71% al pomodorometro.
Ok, l'ora d'aria è finita, torno nella mia cella d'isolamento. Leggi tutto...

Un post apocalittico

sabato 3 aprile 2010

Sono passati quasi sei mesi dall'ultimo post e se m'è tornata la voglia di scrivere non è un caso. Anzi, lo è. Perchè se non fosse stato per La Strada di Fellini unito alla disambiguazione di Wikipedia non mi sarei mai imbattuto in The Road. The Road. The Road.... The Road è una figata. Io amo il genere post-apocalittico, è il mio preferito. Se mi chiedete quale sia il mio genere preferito vi rispondo post-apocalittico. Che poi non è proprio un genere, è più un'ambientazione diciamo. Ad esempio gli zombie di Romero sono considerati pietre miliari dell'horror, ma a ben vedere sono anche (ma anche soprattutto) una delle massime espressioni del post-apocalittico. Ma perchè The Road è così figo? Perchè è cupo, è grigio, è spento, è sporco, è umido, è fatiscente, triste e senza speranza. L'umanità è ridotta a una branco di straccioni morti di fame che si mangiano l'un l'altro, i protagonisti hanno fame, non c'è un cazzo da mangiare, nemmeno un filo d'erba semmai gli venisse in mente di brucare. Cosa sia successo di preciso non si sa, e il non saperlo è una delle cose migliori del film. Un'altra, all'opposto, è la dovizia di particolari, alcuni mostrati altri suggeriti, con cui sono spiegate le meccaniche di questo mondo ormai morto in cui lo spettatore può godersi una quasi totale immedesimazione. Il tutto ovviamente accompagnato da spunti di riflessione sulla natura dell'uomo, il ruolo della società, il bene e il male, e altre idee per spippettarvi il cervello nella vostra intimità. In Italia The Road non è uscito, e forse mai uscirà. "Troppo triste" sono le testuali parole dei distributori di casa nostra. Ma per fortuna viviamo nell'era di internet e ce ne possiamo bellamente fregare.

Ah dimenticavo, il protagonista è Viggo Mortensen. C'è anche Charlize Theron e Guy Pierce. Casomai aveste pensato ad una produzione indipendente.

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