Ultimatum alla Terra (2008)
sabato 13 dicembre 2008
(The Day the Earth Stood Still) - USA - Fantascienza - 91'
di Scott Derrickson
di Scott Derrickson
"Se la Terra muore, tu muori. Se tu muori, la Terra sopravvive."
Una enorme sfera atterra in mezzo al Central Park di New York. A bordo viaggiano un alieno e la sua gigantesca guardia del corpo. Sono venuti per distruggere l'umanità colpevole della progressiva distruzione del pianeta.
Quando cominciarono a circolare i commenti di chi aveva visto in anteprima il nuovo Ultimatum alla Terra questi erano pochi ma praticamente unanimi: il film non era piaciuto. Sospettavo però che fossero critiche di "puristi" o fan del film originale del 1951 che si vedevano rubare e snaturare il loro cult - un po' come accadde nel 2005 per La Guerra dei Mondi di Spielberg. Perchè, vuoi un blockbuster dalla trama superficiale, vuoi degli attori poco convincenti, vuoi una regia debole, vuoi tutto questo insieme, ma alla fine è di fantascienza che stiamo parlando e 100 milioni di dollari in effetti speciali del terzo millennio giocano il loro ruolo, in ogni caso.
E invece mi sbagliavo, lo ammetto.
Sceneggiato da tale David Scarpa, che non ha mai scritto altro in vita sua e con un cognome che la dice lunga, e diretto da Scott Derrickson, già regista del mediocre The Exorcism of Emily Rose (2005), questa strana coppia riesce a schifare anche lo spettatore più disilluso che si pone al loro film senza grandi aspettative se non quella di vedere un paio d'ore di sano intrattenimento stile apocalittico.
Ma andiamo con ordine e analizziamo più nel dettaglio di cosa si sta parlando. Cominciamo da Gort, il robot che accompagna Klaatu nel suo viaggio. Nel film del '51 è il protagonista della locandina e nella storia un co-protagonista di grande carisma, benchè non dica una parola. Ora, non so ai tempi, ma vedendo Gort oggi il primo pensiero va al tizio che stava dentro quella pesantissima tuta di gommapiuma compatendone il caldo che doveva soffrire. Sessant'anni dopo era difficile ricreare un robot meno credibile, ed invece Derrickson realizza l'impossibile. Il robot del 2008 lo (intra)vediamo all'inizio in una pessima computer grafica che lo pone alla stregua di un cartone animato e poi per due volte, contate, possiamo ammirarne il busto. Fine.
Ecco, il magnifico personaggio di Gort aveva l'occasione di riprendere di nuovo vita nelle potenzialità dei moderni effetti speciali, essere l'asso nella manica per stupire gli spettatori, e invece la strana coppia non capisce e lo riduce quasi a tappezzeria.
Gort non è l'unico elemento a risentire della nuova sceneggiatura. Tutto appare piatto e vissuto di fretta. Klaatu non gira tra gli umani per conoscerli e valutarli ma va a zonzo all'interno di un'automobile per tutto il tempo. La scena emblematica del black-out globale si vede che è stata messa lì per forza e ci viene proposta tanto priva di contesto da apparire senza senso. Come anche il professor Barnhardt, personaggio importante nel primo film qui fa una comparsata di due minuti due. Il resto del tempo è dedicato ai continui attacchi militari, unico aspetto che ci si è presi la briga di curare. Il Segretario alla Difesa è infatti l'unico personaggio interessante, una donna (Kathy Bates), che fin da subito predilige l'uso della forza, prima negando all'alieno di parlare all'ONU e poi imbastendo una guerra nella miope convinzione di poter respingere il pericolo come fosse un qualsiasi attacco russo. E' interessante vedere come reagisce il potere costituito ad una simile situazione, un comportamento nel complesso credibile e che riesce a comunicarne il messaggio critico. Per tutto il resto però, buio totale. L'impressione è quella del tentativo di distacco dal primo film, senza però saper riempire i buchi con qualcos'altro.
Vogliamo parlare degli attori? Keanu Reeves ormai si è cristallizzato in Neo di Matrix. E' sempre lui, lo stesso personaggio che si sposta semplicemente da un film all'altro. Jennifer Connelly insieme a Kathy Bates sono le migliori in campo, ma la sua dottoressa Benson non si discosta purtroppo dallo stereotipo di spalla femminile uguale a quella di altri mille film. Jaden Smith interpreta invece un piccolo bastardello rompiballe. La scelta coraggiosa di rappresentare un bambino difficile si perde nel poco tempo che gli si dedica ed accumula troppo rancore nello spettatore per essere perdonato nella breve catarsi finale.
Dell'ultimatum alla Terra, a dispetto del titolo, non vi è traccia. Klaatu non fa infatti nessun ultimatum, mentre le fantomatiche parole "Klaatu, Barada, Nikto" sono pronunciate come un sibilo, distinguibili solo per chi le conosce già. In compenso egli ha un repentino quanto inspiegabile cambiamento di opinione sulla razza umana. Un minuto prima è intenzionato a sterminarla ed un minuto dopo rischia la vita per salvarla. Nel finale si compie un ulteriore passo nel grottesco concludendo in uno dei modi peggiori che memoria d'uomo ricordi, giusto per non lasciarci nel dubbio di aver visto qualcosa che avesse un minimo di valore. Siamo di fronte infatti ad una enorme e costosissima scatola vuota, sia di contenuti che di intrattenimento. Era difficile, davvero, fare peggio di così.
quattro
3 commenti:
Eh... purtroppo me l'aspettavo. Non ho ancora visto il film... ma da quello ch eho letto anch esu altri blog, deve essere proprio brutto. Purtroppo adoro la fantascienza e comunque lo vedrò. Un blog molto interessante e ben fatto. Complimenti!
Cinemasema
Grazie Luciano, detto da un veterano come te fa ancora più piacere.
a me è piaciuto, non sorprende per originalità ma è ben fatto