K-PAX (2001)
sabato 13 dicembre 2008
[K-PAX - Da un altro mondo] - (K-PAX) - USA/Ger - Drammatico - 125'
di Iain Softley
di Iain Softley
Un uomo dichiara di essere un extraterrestre e viene ricoverato in un ospedale psichiatrico. Il dottor Powell si occupa del caso e lentamente si insinua in lui il dubbio che l'uomo non stia mentendo.
Qualche giorno fa mentre guardavo Ultimatum alla Terra del 1951, in attesa di vedere il remake uscito ieri, una scena mi ha ricordato il film del quale sto per parlarvi. In teoria dovrebbe essere il contrario dato che K-PAX è stato girato mezzo secolo dopo. Ma tant'è.
In Ultimatum alla Terra l'alieno Klaatu vuole parlare con un eminente scienziato e come credenziali gli risolve una complicatissima equazione alla quale il luminare stava lavorando da mesi. In K-PAX il sedicente alieno Prot (eh, si chiama così) mostra a degli esìmi ed increduli astronomi le orbite esatte di uno sperdutissimo sistema solare che studiavano senza successo da tempo. K-PAX ha perciò copiato la scena, o perlomeno la funzione della scena nella narrazione ovvero un modo sicuro per farsi credere. Tuttavia in K-PAX essa assume un significato ancora più importante perché il film è incentrato proprio sul dubbio che Prot sia davvero solo un abile mistificatore. E' un dubbio che attanaglia non solo il dr. Powell ma anche lo spettatore più smaliziato. Questa scena rappresenta un punto di svolta in cui non solo si disgrega miseramente lo scetticismo dei dotti ma anche noi che fino a quel momento siamo stati sapientemente tenuti in bilico tra il credo/non credo veniamo finalmente posti di fronte all'evidenza di una conoscenza non umana. Ma lo psichiatra, il medico, l'uomo di scienza non si rassegna, si appiglia a ciò che lui è, alle verità che fino a quel momento riteneva indiscutibili, ed ecco che la storia svolta di nuovo.
Se un film di due ore riesce a tenere viva l'attenzione con questo unico pretesto vuol dire che è stato congegnato bene. D'altronde Ian Softley è lo stesso che quattro anni dopo dirigerà The Skeleton Key, un thriller/horror assolutamente ben fatto e sicuramente originale.
Non siamo però di fronte ad una pellicola priva di difetti. Uno è la lunga scena a casa dello psichiatra, piena oltre misura di miele e buonismo oltre che di stracotti luoghi comuni sulla famiglia americana ed una improbabile conclusione. Ancora più tremenda è la scena dell'ultima seduta di ipnosi, insensata in sè, scritta male e recitata peggio. Elementi che disturbano, devo dire, l'equilibrio del film e lo fanno apparire più convenzionale di quello che è, o avrebbe voluto o potuto essere.
Il finale è il risultato di una indubbia difficoltà a risolvere in modo soddisfacente e non banale l'intera questione e, per quanto non esalti, tutto sommato riesce bene nell'intento.
Insomma K-PAX poteva essere migliore, e dispiace, ma nel complesso il risultato supera la sufficienza e si guadagna il bollino verde.
sette
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