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Chiudo

domenica 20 giugno 2010

E' triste lo so, ma bisogna farlo. E bisogna farlo per almeno - non so ancora quante, poi le conto - buone ragioni. Una è che questo blog non lo legge nessuno. Questo blog riceve circa 30 visite al giorno, e tutte e 30 provengono da traffico indirizzato ad un solo post, quello su Strade perdute. Quando lo scrissi non avevo idea che sarebbe diventato la bibba di internet riguardo a quel film. Questo da un lato mi fa piacere, perché essere tra i primi tre o quattro risultati di qualche cosa su Google non può che far piacere. Dall'altro però mi fa pensare che senza quel post lì, scriverei a nessuno. Quindi tanto vale scrivere su un foglio di carta o parlarmi da solo direttamente:

- Ti è piaciuto il film?
- 'Na merda.
- Perché?
- Lo sai già.

Meno parole, stesso risultato.
Altra buona ragione è che in rete ci sono decine di blog di cinema migliori di questo. E non perchè gli altri siano più bravi di me, figuriamoci, ma perchè loro, nei loro blog, ci scrivono. Ora, un blog va aggiornato, ok, ma un blog di cinema va aggiornato di più. E questo perchè quando vai in un blog di cinema è perché vuoi sapere cosa ne pensa un tizio di cui ti fidi di un certo film. Calcolando che in Italia negli ultimi 100 anni sono stati distribuiti approssimativamente 25.000 film, e che in questo blog ne sono recensiti circa 50, una persona x ha probabilità pari allo 0.2 percento di trovare il film che cerca.
Altra buona ragione è che non mi va più di scrivere di film. Non abbastanza da tenere un blog sull'argomento, almeno. Quando aprii il blog, circa 2 anni addietro, vedevo almeno un film al giorno. Adesso la media si è nettamente abbassata, e dei film che vedo solo pochi suscitano in me l'impeto di comunicarne al mondo la mia opinione, e di questi pochi, solo per pochissimi trovo la voglia di farlo realmente.
Erano tre quindi, le buone ragioni. Ognuna di queste ragioni, presa singolarmente, basta da sola a chiudere i battenti. Tutte insieme, invece, formano un trio di poderose ottime ragioni per farlo.

Cosa farò adesso? Sguazzerò nelle acque cristalline dei mari siciliani, penso, mi troverò un lavoro, una ragazza, una casa, metterò su famiglia, i figli, invecchierò e morirò felice. Nel frattempo mi dedicherò ad un nuovo blog generalista dove scriverò quando ne avrò voglia e di quello che mi pare. Non linkerò qui l'indirizzo come fanno gli altri, perchè questo è un post di chiusura, di abbandono a quello che è stato il mio blog per due anni, la mia pagina, il mio sfogo, un piccolo pezzo della mia vita, e dove tra le righe si può leggere qualcosa della mia anima. E' un po' come tatuare sul culo della tua ex ragazza il nome di quella nuova. Non si fa.

Non cancellerò il blog, sia chiaro. Non rinnego nulla di ciò che ho scritto, è gratis e c'è il post su Strade perdute che tanta felicità ha dato e continuerà a dare a tante persone. Perdonate quindi il titolo ingannevole: chiudo col blog, non il blog.

Beh, è tutto credo. Un saluto ai quattro gatti che leggeranno questo post e buona fortuna a loro, e anche a me.
Con affetto sincero.

Liuis Leggi tutto...

Iron Man Due

lunedì 3 maggio 2010

C'è un unico sequel che è migliore del "capostipite", ed è Spiderman 2. Tutti gli altri, chi più chi meno, sono tentativi falliti di ripetere il miracolo. Ma non succede mai, e questo per ragioni abbastanza ovvie. Il fattore novità sparisce, la sorpresa dello spettatore nel trovarsi di fronte a un giocattolo nuovo è già stata sfruttata, e cercare di mettere insieme un qualcosa che non dia l'impressione di già visto costringe gli autori a inserire nuovi ingredienti che finiscono per sovraccaricare la sceneggiatura di inutili ridondanze. E qui c'è una doverosa distinzione che è giusto fare rispetto ad opere che, nascendo sin dall'inizio con l'intento di essere una saga, i fulcri narrativi sono spalmati su più film, mentre in un'opera unica non vi è motivo di non sparare tutte le cartucce alla prima occasione. Iron Man 2, in questo, è un po' un sequel da manuale. I nuovi insignificanti personaggi, in primis quello di Scarlett Johansson, che fino all'ultimo non si capisce quale sia la sua funzione, sono il lampante tentativo di dare nuova linfa ad una storia che è già stata raccontata. L'aspetto che dava vero spessore al primo film, l'introspezione della complessa e affascinante figura di Tony Stark, qui è ormai esaurita, e presentarlo in fin di vita non dona granchè di più al personaggio, se non giustificare un po' di ubriachezza molesta. Un paio di note positive sono i mirabolanti effetti speciali, a cui ormai abbiam fatto l'abitudine ma che è sempre un piacere vedere, e le interpretazioni di Mickey Rourke... che ve lo dico a fare, e di un azzeccatissimo Sam Rockwell. Robert Downey Jr. forse per deficit di copione o per quella sensazione di già visto, o per entrambe le cose, non è all'altezza del primo capitolo. Per il resto, questo secondo Iron Man è sostanzialmente inutile, come lo è quasi sempre tutto ciò che è seguito da un due. C'era da aspettarselo, ce lo aspettavamo, però dispiace sempre. Leggi tutto...

I nuovi pazzi convincono la critica

giovedì 29 aprile 2010

Ovvero il ramake di The Crazies di Romero, da noi conosciuto come La città verrà distrutta all'alba già nel 1973 e riproposto quarant'anni dopo con lo stesso simpatico titolo. L'originale l'ho intravisto qualche tempo fa, non mi piacque, e spensi. Era anche il '73, cinque anni prima di Dawn of the dead, e forse allora la potenza immaginifica non riusciva a superare il fatto che sembrasse la produzione di una domenica pomeriggio con gli amici. Comunque non stiamo parlando di quel film, ma di questo. Siamo nel 2010, i tempi cambiano, ma noi non ci stancheremo mai di rivedere i sempreverdi clichè di genere. Un uomo, una donna, e i poveri personaggi di contorno tutti tristemente destinati a morire nei modi più fantasiosi e truculenti. Ad ogni cambio di ambientazione c'è preciso come un orologio svizzero un nemico da sconfiggere per sopravvivere, come un bel videogame, con tanto di boss finale all'ultima scena - livello. Ma il vero protagonista è una figura retorica del cinema che sicuramente avrà un nome ufficiale, che non conosco, che io chiamo amichevolmente "salvataggio di chiappe fuori campo". E' questa: c'è il buono a terra, il cattivone gli sta di sopra pronto a sferrare il colpo mortale. E' praticamente con due piedi nella fossa quando - BANG - colpo da dietro esploso in extremis da uno degli altri buoni, uno a caso che era uscito di scena qualche minuto prima (fa più effetto se ritenuto morto). Nel nuovo The Crazies questo simpatico siparietto potrete apprezzarlo almeno tre volte, e crepi l'avarizia! Un'altra scena da manuale che troverete in questo splendido film è quando dopo tutta una serie di brutali ed efferati omicidi, al momento che si tratta dell'eroina no, i matti di turno decidono che non sarebbe carino privarla della vita, quindi scelgono di legarla e imbavagliarla. Se vi chiedete da dove siano sbucati venti metri di corda, la sedia e il nastro isolante, si vede che non avete capito una mazza di quello che ho detto finora. Infine una postilla di apprezzamento per i personaggi, piatti come le tette di una culturista, stereotipati fino al limite sostenibile (una piccola ma mediocre eccezione la fa il vicesceriffo) rafforzerà in voi il convincimento di come questo film possa soddisfare le vostre aspettative, a patto di non averne. Ah, quasi dimenticavo il finale aperto, ovviamente. Unica nota stonata, la citazione colta con l'uscita di scena dei due mano nella mano verso l'orizzonte, stile Tempi Moderni. Ma forse, spero, è stata solo un'impressione mia. Considerando che i ramake dei cult di solito vengono sottostimati dall'elite per pura puzza sotto al naso, le generalizzate voci di apprezzamento che si odono un po' da tutti, anche da gente che stimo, non fanno che confermare quanto questo film sia bello. Bello. Bello. Bello. Perchè si sa che nel paese dei matti la gente cammina a testa in giù, la Carfagna è il politico più votato d'Italia, e una ciofega di film come questo prende il 71% al pomodorometro.
Ok, l'ora d'aria è finita, torno nella mia cella d'isolamento. Leggi tutto...

Un post apocalittico

sabato 3 aprile 2010

Sono passati quasi sei mesi dall'ultimo post e se m'è tornata la voglia di scrivere non è un caso. Anzi, lo è. Perchè se non fosse stato per La Strada di Fellini unito alla disambiguazione di Wikipedia non mi sarei mai imbattuto in The Road. The Road. The Road.... The Road è una figata. Io amo il genere post-apocalittico, è il mio preferito. Se mi chiedete quale sia il mio genere preferito vi rispondo post-apocalittico. Che poi non è proprio un genere, è più un'ambientazione diciamo. Ad esempio gli zombie di Romero sono considerati pietre miliari dell'horror, ma a ben vedere sono anche (ma anche soprattutto) una delle massime espressioni del post-apocalittico. Ma perchè The Road è così figo? Perchè è cupo, è grigio, è spento, è sporco, è umido, è fatiscente, triste e senza speranza. L'umanità è ridotta a una branco di straccioni morti di fame che si mangiano l'un l'altro, i protagonisti hanno fame, non c'è un cazzo da mangiare, nemmeno un filo d'erba semmai gli venisse in mente di brucare. Cosa sia successo di preciso non si sa, e il non saperlo è una delle cose migliori del film. Un'altra, all'opposto, è la dovizia di particolari, alcuni mostrati altri suggeriti, con cui sono spiegate le meccaniche di questo mondo ormai morto in cui lo spettatore può godersi una quasi totale immedesimazione. Il tutto ovviamente accompagnato da spunti di riflessione sulla natura dell'uomo, il ruolo della società, il bene e il male, e altre idee per spippettarvi il cervello nella vostra intimità. In Italia The Road non è uscito, e forse mai uscirà. "Troppo triste" sono le testuali parole dei distributori di casa nostra. Ma per fortuna viviamo nell'era di internet e ce ne possiamo bellamente fregare.

Ah dimenticavo, il protagonista è Viggo Mortensen. C'è anche Charlize Theron e Guy Pierce. Casomai aveste pensato ad una produzione indipendente.

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